Alessandro Rosi, Riposo nella fuga in Egitto


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L'opera presenta una particolare versione di un episodio riportato nel Vangelo apocrifo dello Pseudo-Matteo: durante la fuga in Egitto, la Sacra Famiglia si fermò a riposare nel deserto e una palma abbassò miracolosamente i rami affinché Gesù Bambino potesse nutrirsi dei suoi frutti. Nella scena è raffigurato Giuseppe che protende il braccio per cogliere i frutti, più simili a mele che a datteri, per poi porgerli al Bambino, tenuto in braccio dalla Madonna che, con un gesto umanissimo, sembra volerlo aiutare a mangiare. I personaggi, quasi accalcati in primo piano, sono animati da una concitazione fatta di gesti semplici e quotidiani. Un fascio di luce li colpisce lateralmente, creando netti contrasti chiaroscurali sugli ampi panneggi morbidamente drappeggiati e sugli incarnati di porcellana.
Già riferita genericamente ad ambito bolognese o toscano del Seicento, l'opera è ricondotta con sicurezza da Alessandra Civai al pittore fiorentino Alessandro Rosi (Firenze, 1627 - 1697), artista di primo piano nella Firenze Medicea del secondo Seicento e direttore dell'Arazzeria Medicea dal 1677. L'interpretazione domestica ma in chiave magica del fatto sacro, il taglio delle figure al busto, il punto di osservazione ravvicinato che sottolinea la stesura compatta e smaltata del colore, il fiotto di luce artificiale in contrasto con la tenebrosità dell'ambiente naturale, così come lo squarcio del cielo che si intravede sullo sfondo, sono tutti suoi tratti caratteristici. La somiglianza dei modelli usati per i volti delle figure porta a datare l'opera intorno al 1665, trovando validi termini di confronto in alcune opere sacre realizzate nello stesso periodo. Con ogni probabilità, la tela giunse in Ospedale a seguito del lascito di un benefattore sconosciuto.

Olio su tela, cm 121,5 x 96,5
Azienda Ospedaliera Papa Giovanni XXIII, Inv. 55251

 

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