Il dipinto raffigura una porzione della scena apocalittica del Giudizio Universale, raffigurata nel momento in cui, secondo la dottrina cristiana, i morti risorgeranno e, insieme ai vivi, saranno giudicati da Cristo in base alla fede e alle azioni compiute. La scena, che rielabora l'invenzione michelangiolesca nella Cappella Sistina, si incentra intorno alla figura dominante di Cristo giudice, adagiato su un “trono” di nubi. Il suo gesto, imperioso e pacato, sembra richiamare l'attenzione e, allo stesso tempo, placare l'agitazione circostante. Accanto a lui sono San Giovanni Battista e la Madonna, che intercedono per le anime attendendo l'esito del Giudizio. Intorno, alcuni angioletti recano i simboli della Passione (la veronica, la croce con i chiodi, la corona di spine, la palma del martirio e la colonna della flagellazione) che, insieme alle ferite ben visibili sul corpo di Gesù, costituiscono il fondamento stesso della fede cristiana. In basso, il suono della tromba angelica di un vivace angioletto risveglia le anime dal sonno della morte. La scena mette in luce la capacità di Carlo Ceresa (San Giovanni Bianco, 1609 - Bergamo, 1679), fine pittore sacro oltre che eccellente ritrattista, nel rendere estremamente naturale e spontaneo l'episodio sacro. L’opera, databile agli anni Cinquanta del Seicento, è inquadrabile nella produzione a “piccole figure” eseguita per le chiese ma anche per la devozione domestica. Non se ne conosce con esattezza la provenienza, ma non è da escludere che faccia parte dell’eredità lasciata nel 1787 dal vecchissimo don Carlo Ceresa, ultimo discendente della famiglia, all’Ospedale Maggiore di Bergamo. L’incompletezza della narrazione rispetto alla tradizione iconografica e i tagli lungo il profilo esterno sia delle figure che di alcuni simboli della Passione, farebbero supporre un ridimensionamento della tela.Olio su tela, cm 56 x 109Azienda Ospedaliera Papa Giovanni XXIII, Inv. 76056
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