l gentiluomo indossa una marsina color tabacco dalla fitta bottoniera e con maniche dagli ampi paramani, muniti d’identici bottoni. Sulla marsina, che è una lunga giacca svasata nata in Francia intorno al 1670 per influsso dell’abbigliamento militare, è impostato l’abbigliamento maschile per tutto il Settecento. Dalla sottomarsina, dello stesso tessuto, occhieggia una candida cravatta semplicemente annodata a sciarpa e priva di merletti, presenti invece nei volants della manica della camicia, l’unica visibile giacché la mano sinistra e il relativo polsino sono inspiegabilmente mancanti, quasi che il dipinto sia rimasto incompiuto. Curiosa la presenza, appena visibile, all’interno della fodera della marsina di una stecca di balena che serviva per arrotondare e ampliare il busto, secondo un gusto in voga a partire dal 1708 a Venezia. Tali elementi del vestiario, insieme al tipo di parrucca incipriata, ricorrono in alcuni ritratti di Fra’ Galgario databili al primo decennio del XVIII secolo e permettono di fissare una possibile cronologia del dipinto intorno al 1710-1720. Se l’impostazione del ritratto, la spiccata resa naturalistica evidente soprattutto nell’abito, lo sguardo impertinente puntato dritto verso l’osservatore sono debitori della ritrattistica di Fra’ Galgario, la resa del volto è un po’ sommaria e manca della prorompente vitalità insita nella ritrattistica del Frate: il nome dell’autore dell’opera va, quindi, ricercato nell’ambito della sua scuola, ovvero tra le varie personalità, non ben conosciute allo stato attuale degli studi, di quel nutrito gruppo di seguaci e allievi che quotidianamente era ammesso nel suo studio, come riferisce il biografo Tassi. Alessandra Civai, Lisa FracassettiOlio su tela, cm 113 x 93,5. Restauri: 1988-1989, Antonio Benigni; 2012, Antonio ZaccariaASST Papa Giovanni XXIII, Inv. 55340
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