Mauro Picenardi, Ritratto del chirurgo Paolo Antonio Bianchi luganese


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L’opera ritrae Paolo Antonio Bianchi, insigne chirurgo di origine luganese attivo presso l’ospedale di Bergamo almeno dal 1758 sino alla morte, avvenuta nel 1786. Allievo del protofisico Andrea Pasta, il medico fu il primo chirurgo ad avere l’insegnamento di questa disciplina nella Scuola medica ospedaliera, aperta nel 1774. Gli succedette nel 1785 Gian Antonio Piccinelli (1754-1831), proveniente dall’eccellente scuola chirurgica milanese. L’effigiato è ritratto sullo sfondo d’una cospicua biblioteca, eloquente riferimento alla sua sapienza, così come allusivi del suo ruolo di uomo di scienza sono i volumi impilati sul tavolo al suo fianco. Il chirurgo è colto nell’atto di enumerare con le dita, caratteristico dell’insegnare e dell’argomentare del dotto, ed è abbigliato come si addice a personaggi di rango: la marsina marrone con grossi bottoni dorati si apre sulla sottomarsina ocra, da cui spicca la candida camicia con cravatta a merletti, E’ già avvenuto il mutamento della moda settecentesca al volgere della metà del secolo, con paramani rimpiccoliti e la parrucca corta, incipriata, arricciata in generosi boccoli sopra le orecchie e fermata sulla nuca con una coda legata da un fiocco, che appena si scorge.
Già riferita a Paolo Bonomini, l’opera è, invece, da attribuirsi più verosimilmente al pittore cremonese Mauro Picenardi, che fu molto attivo per Bergamo a partire dagli anni settanta del Settecento ma soprattutto dal 1782 quando l’artista si trasferì definitivamente nel capoluogo orobico. Nell’opera si ritrova quella stessa sensibilità rococò, fatta di colori schiariti, di pennellate corpose e sfrangiate, di luce nitida, di delicati passaggi tonali negli incarnati, che caratterizza il Ritratto del canonico Mario Lupo, commissionato all’artista cremasco dal Municipio di Bergamo nel 1785. Queste assomiglianze inducono a datare agli anni ’80 l’opera, che è probabilmente un ritratto commemorativo eseguito in occasione della morte del luminare.
Alessandra Civai, Alessandra Di Gennaro

Olio su tela, cm 102 x 77. Restauri: 2015, Antonio Zaccaria

ASST Papa Giovanni XXIII, Inv. 55364
 

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