Il ritratto di Angelo Rota, ambientato in un contesto quotidiano, si segnala per la vigorosa interpretazione naturalistica e la resa viva e penetrante del personaggio. Talmente forte è l'autorevolezza del personaggio, che non ha bisogno di rivolgere lo sguardo allo spettatore. L'anello portato sul mignolo della mano sinistra, che stringe una moderna pipa in radica, oggetto nato alla metà dell'Ottocento, sottolinea l'appartenenza ad una famiglia maggiorente del tempo. Firmato e datato in alto a sinistra, il ritratto è opera di Pietro Morgari (Torino, 1852 - Londra, 1885), forse il più originale dei numerosi artisti appartenenti alla sua famiglia, che per più di un secolo operò soprattutto in Piemonte. Era cugino del decoratore Luigi Morgari, che affrescò molte chiese della Bergamasca tra il 1896 e il 1924. I ritratti, i nudi e i quadri di storia costituirono una parte non minore della sua produzione, fortemente caratterizzata dalla più nota pittura di animali. A seguito del successo ottenuto in Inghilterra il suo cognome fu talvolta anglicizzato in "Morgary", come nel dipinto in esame. Realizzato nel 1883, quindi solo due anni prima della morte avvenuta per suicidio, il ritratto è coevo alla partecipazione del pittore all'Esposizione Nazionale di Belle Arti di Roma. Suoi tratti caratteristici sono le pennellate rapide, i forti contrasti cromatici e l'intensa luminosità, grazie ai quali Morgari riusciva ad indagare con acuta sensibilità la psicologia del personaggio effigiato. La data 1922 riportata nel cartiglio della cornice si riferisce all'anno in cui l'ingegnere Giuseppe Rota con Angelo Rota, che molto probabilmente era già morto, elargì il cospicuo patrimonio di famiglia all'Ente Ospedaliero, con lo scopo specifico che dalla vendita venissero ricavati i fondi per la costruzione del nuovo Ospedale.Olio su tela, cm 100 x 77Azienda Ospedaliera Papa Giovanni XXIII, Inv. 55264
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