La tela ritrae una gentildonna, identificata sulla base dell'iscrizione con Elisabetta Piavani, benefattrice dell'Ospedale e moglie di Bartolomeo Ghidotti, capomastro della Fiera di Bergamo. L'identificazione, se corretta, definisce la posizione non aristocratica della donna, esponente di una borghesia emergente per la quale il comparire in un ritratto di parata aveva il significato di un vero e proprio riconoscimento sociale. Considerato uno tra i più famosi, se non il più famoso ritratto femminile di Fra' Galgario (Bergamo, 1655 - 1743), il dipinto appare sontuoso nella resa della seta gialla damascata e delle trine, che inquadrano il casto decolté, e della stola azzurra che vaporosa circonda la persona. Come già riscontrato in altri ritratti di proprietà dell'Ospedale, la scritta in alto a sinistra con il nome della benefattrice e la data 1750 non è certamente riferibile all'esecuzione del dipinto, considerato anche che Fra' Galgario morì nel 1743, ma al testamento che ratifica la donazione della benefattrice all'Ospedale. La scritta potrebbe anche non corrispondere al personaggio raffigurato poiché, come riscontrato in altri ritratti dell'Ospedale, tra Sette e Ottocento era invalso l'uso di apporre scritte apocrife sui ritratti della raccolta ospedaliera nell'intento di ricostruire un'ideale galleria di benefattori sulla base dei testamenti depositati presso l'Ente. A parte questa iscrizione non ci sono elementi sicuri che consentano di riconoscere questa raffinatissima gentildonna, che quindi potrebbe non essere Elisabetta Piavani Ghidotti, morta nel 1766. Quanto alla cronologia, le concordanze di tavolozza, costume e misure con il Ritratto di gentildonna con ventaglio, in collezione privata bergamasca, fanno propendere per una datazione un po' più anticipata rispetto a quella tradizionalmente accettata intorno al 1725. Dal 1927 il dipinto si trova in deposito all'Accademia Carrara.Olio su tela, cm 146 x 110Azienda Ospedaliera Papa Giovanni XXIII, Inv. 57101
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