Il dipinto raffigura Santa Chiara, fondatrice dell’Ordine delle Clarisse, che indossa l’abito grigio del suo ordine e la cuffia bianca coperta dal velo nero: viene portata in gloria dagli angeli e uno di essi le porge il giglio, simbolo di purezza e attributo delle sante vergini. La raffigurazione dell’episodio della gloria della Santa, piuttosto rara, indica la provenienza del dipinto e del suo pendant raffigurante la Vestizione della Santa (inv. 55261) da un contesto conventuale. Come nel pendant, la scena è impostata in modo dinamico con la figura ascendente della Santa avvolta nell’abito gonfiato dal vento e con figure varie di angeli e angioletti che turbinano nel cielo dorato a sostenerla ed elevarla: i panneggi increspati con pieghe fortemente angolate, la tipologia delle fisionomie, il cromatismo dorato indirizzano all’ambito del tardo-barocco di importazione romana e napoletana, quale si era manifestato a Bergamo nella decorazione della basilica di S. Maria Maggiore con il ciclo di affreschi eseguiti negli anni 1665-1667 da Ciro Ferri, uno dei principali allievi di Pietro da Cortona, con la grande tela di Luca Giordano del 1682 e con il ciclo di dodici dipinti del napoletano Niccolò Malinconico del 1693-1694. il nostro dipinto fu realizzato nell’ambito della corrente pittorica locale che subì il fascino di questa ondata tardo-barocca proveniente dall’Italia centrale: tuttavia, questa tendenza è stata finora poco indagata se non per Giacomo Cotta (Gorlago, BG, 1627 – Bergamo, 1689), considerato seguace di Ciro Ferri. Il nostro anonimo artista, di poco successivo, parte dallo studio del Cotta con modi simili nel trattare il panneggio, nel caricare la gestualità, nel costruire i volti con le inconfondibili tipologie cortonesche, per approdare a un impaginato più arioso e leggero e a colori più luminosi, già in linea con le novità introdotte da Niccolò Malinconico.Olio su tela, cm 161 x 188Azienda Ospedaliera Papa Giovanni XXIII, Inv. 55262
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